La sfida del turismo non può essere persa. Mentre assistiamo alla protesta di molteplici attività produttive colpite in modo drammatico dalla crisi sanitaria, una rischia di passare in secondo piano. È il settore del turismo, che comprende la crisi di Alitalia e del trasporto aereo. Settore che pure è stato il primo a fermarsi e sarà l’ultimo a riprendersi.
A confermarlo il rapporto AGI/Censis dedicato al settore nel quadro de “Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020/2021”, consultabile a questo link: I dati in Italia sembrano descrivere una guerra: gli arrivi sono diminuiti del 61,8%; nello specifico parliamo di 219 milioni di presenze in meno negli esercizi ricettivi nel 2020, che rappresentano un calo di quasi il 53% dell’anno precedente. Il Belpaese rischia di subire di più il colpo perché proprietario di ben il 30% delle strutture ricettive nell’Unione europea.
I pochissimi spostamenti effettuati nel 2020 sono stati all’insegna della prossimità e della riscoperta delle seconde case. I motivi riguardano il maggior senso di sicurezza per il 36% degli intervistati, seguito dalla rinuncia forzata per i viaggi all’estero (26,1%) e dalla necessità di ridurre le spese (21,7%).
Ma la voglia di viaggiare è fortissima. Secondo Confturismo-Confcommercio 20 milioni di italiani vorrebbero programmare le vacanze ma non possono nell’incertezza dei vaccini. Inoltre l’Indice di Fiducia dei viaggiatori italiani a marzo sale attestandosi a 53 punti.
Per far ripartire l’Italia insomma è importante riaprire in sicurezza le attività. Ma anche proteggere la nostra compagnia aerea di bandiera e garantire un adeguato flusso turistico che incide, con l’indotto, per il 13% del Pil.