Connessi… ma a distanza. Smart working: da oltre un anno lavoro e riunioni sono state stravolte dalla pandemia, cambiando i paradigmi della gestione del tempo. Uno degli aspetti meno considerati? Le video chiamate aziendali. Tra imbarazzi, per il lavoro che entra e inquadra il nostro spazio personale, e cadute della connessione in ogni passaggio chiave della conversazione, i video meeting di lavoro sono diventati la normalità. 

Come sottolinea una recente ricerca di EmailToolTester, consultabile da questo link. La ricerca sottolinea che alcune piattaforme, come Zoom hanno visto la crescita del 37,3% dei paesi in cui in diventato leader, ben 44. Con una crescita del mercato del 22,3%. Numeri simili per Microsoft Teams (leader in 41 Paesi e crescita del mercato del 4,8%) e Google Meet (21 Paesi e con un +20,3% nella crescita rispetto lo scorso anno). Parallelamente si è assistito al crollo di Skype (-25,8%). 

In Italia avrebbe acquisito una posizione predominante Google Meet, ma raggiunta al fotofinish ai danni di Zoom: per entrambi infatti il market share è aumentato del 35.08% rispetto al 2020. Però la piattaforma gratuita sviluppata da Eric Yuan sembra in grado di operare un controsorpasso già quest’anno. L’utilizzo di questi strumenti è stato utile anche nella didattica a distanza. Ne abbiamo già scritto qui.

Sono davvero utili tante ore in videoconferenza?

Se lo sono chiesti i ricercatori della Carnegie Mellon University, i quali hanno sollevato dubbi sulla loro effettiva utilità, sottolineando lo stress che si crea e l’eccessivo dispendio di attenzione. Qualcuno ha perfino creato un’app di simulazione di rumori fastidiosi, Zoom Escaper: rumori di interferenze o forte eco nella voce, e la scusa per chiudere la conversazione è servita. 

La stessa ricerca non può però escludere molteplici effetti positivi nelle riunioni virtuali con i colleghi di lavoro, prima tra tutti la mitigazione del senso di isolamento che si può creare nello smart working. Sempre se la connessione ci sia