Didattica a distanza. L’attuale crisi sanitaria ha spinto a una decisa accelerazione verso questo tipo di tecnologia dell’educazione. È questa la principale novità con cui gli studenti italiani hanno dovuto convivere (e convivranno sempre più) da un anno a questa parte. Eppure il passaggio non è stato facile.
Secondo un recente studio a campione commissionato da Unicef e realizzato dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università del sacro Cuore di Milano, nel corso del 2020 le famiglie italiane hanno acquistato tablet e computer per mettersi al passo con le nuove esigenze: almeno un pc il 37% delle famiglie con un figlio intervistate, dato che sale al 42% con 2 figli, al 50% con 3 figli e supera il 60% da 4 figli in su. Per il 46% di queste ciò è stato possibile grazie a incentivi statali. Nonostante questo sforzo le ore di lezione perse non si contano.
Ma nella Didattica a Distanza (DAD) scommettono un po’ tutti. E non da poco tempo. Secondo i dati forniti dalla piattaforma di analisi degli investimenti HolonlQ, i finanziamenti privati nel settore edtech crescono a ritmi incredibili: poco più di 8 miliardi nel 2018 nel mondo, 16 miliardi nel 2020. Con una previsione di 10 trilioni (10 mila miliardi) nel 2030, calcolando anche le spese di consumatori e governi. Una rivoluzione a differenti velocità. Si contano infatti diverse startup che hanno già superato il miliardo di dollari di valore, ma sono quasi tutte in Asia. È la Cina infatti a guidare la classifica degli investimenti privati con oltre il 60% della spesa mondiale. Stati Uniti e India inseguono con il 15 e 14% rispettivamente. L’Europa, nel suo insieme, conta appena il 5%.