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La desertificazione? Anche in Italia

Desertificazione tra gli allarmi inascoltati. Gli squilibri ambientali nella Penisola infatti rischiano di minacciare il corretto afflusso idrico e di portare a un progressivo inaridimento del territorio. L’allarme non è nuovo, se ne parlava già negli anni ‘90, ma nuovi dati ne sottolineano l’urgenza. 

È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’European Drought Observatory (EDO), servizio gestito dal Centro comune di ricerca della Commissione europea, consultabile a questo LINK. Dall’analisi dei dati emerge come tre regioni italiane siano in ‘zona rossa’. No, non si tratta di Covid, ma del pericolo desertificazione: Abruzzo e Molise (nelle zone interne) e Sicilia (nell’area del siracusano). Altre 6 regioni sarebbero in ‘zona arancione’ per rischio moderato: Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino, Emilia-Romagna (nella costa romagnola), Toscana e Umbria. 

Recentemente anche l’Osservatorio Anbi aveva sottolineato come la situazione più critica si registrasse in Sicilia, dove i bacini nell’ultimo anno contenevano un volume complessivo pari a 498,99 milioni di metri cubi di acqua, pari a meno del 51% delle capacità possibile. Un trend che, in effetti, è decrescente da tutto un decennio.

Sul banco degli imputati diversi fattori dovuti all’attività umana: urbanizzazione, deforestazione, agricoltura, inquinamento, incendi e lo sfruttamento non sostenibile delle risorse. Ma anche le pratiche di salinizzazione e irrigazione del territorio.  Più in generale i cambiamenti climatici stanno incidendo sempre di più. Ciò nonostante l’impegno italiano nell’uso delle rinnovabili (NE PARLAVAMO ANCHE QUI).

Ultimo elemento da considerare sul tema desertificazione: la rete idrica italiana è un colabrodo. L’Istat ad aprile calcolava nel 42% le perdite d’acqua nelle nostre tubature: solo ammodernando la rete si potrebbero recuperare abbastanza H2O per coprire il fabbisogno di acqua a circa 44 milioni di persone in un anno, oltre due terzi degli italiani!