La fiducia dei consumatori nei social network sta calando. Questo, in estrema sintesi, il risultato della ricerca ‘Digital Engagement: A Social Future’ presentata da Lush, noto brand di cosmetici freschi e fatti a mano. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con la società di consulenza strategica The Future Laboratory. Lo scopo è analizzare il futuro del panorama digitale in rapida evoluzione, tenendo in considerazione il suo impatto sui consumatori e le barriere esistenti alla trasformazione digitale.
La ricerca parte dalla convinzione che “i diritti digitali sono diritti umani”, come sottolineato Jack Constantine, chief digital officer di Lush. Nel novembre 2021 il brand è stato il primo a scegliere di staccare la spina da tutte le piattaforme Meta e ad allontanarsi dal loro uso commerciale. Oggi si sta impegnando a spingere l’innovazione ai confini tra tecnologia e cosmesi.
Lush sceglie le Small tech
L’azienda crede nelle potenzialità delle small tech energy. Per questo, ha scelto di abbandonare le big tech, in favore di community open-source più piccole e agili, per favorire un’interazione con i clienti in scenari digitali più etici.
Partendo da questa premessa, il brand ha cercato di indagare come potrebbe svilupparsi ed evolvere il rapporto delle community con il digitale nel prossimo futuro. La ricerca ha permesso di elaborare e presentare The SOCIAL Framework, un manifesto a cui tutte le aziende possono accedere gratuitamente. Lo scopo è quello di per facilitare un futuro tecno-ottimista e assicurare che l’innovazione tecnologica possa creare un progresso positivo per la società.
Lush e la politica anti-social
“Abbiamo voluto presentare uno studio che mostrasse gli aspetti positivi che esistono intorno al panorama digitale e dei social media -spiega Annabelle Baker, global brand director di Lush-. La nostra policy anti-social è stata accolta da alcuni anche con scetticismo, per cui abbiamo fortemente voluto dimostrare la possibilità di un futuro diverso rispetto a quello attuale, in cui le persone possano relazionarsi in ambienti digitali sicuri. Dobbiamo essere in grado di spostare la narrazione da ciò che non possiamo fare a ciò che possiamo fare”.
Per la ricerca Lush ha intervistato oltre 12mila consumatori di Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Quasi 7 adulti su 10 (69%) ritengono che se una piattaforma di social media non è etica, i brand dovrebbero abbandonarla, mentre 6 su 10 (62%) affermano di rispettare i marchi che si preoccupano maggiormente dell’etica di una piattaforma di social media rispetto al numero di persone che possono raggiungere.
Meno tempo sulle piattaforme social
Un numero crescente di consumatori trascorra meno tempo sulle piattaforme social. Oltre un terzo (35%) degli utenti di Meta (Facebook e Messenger al 17% e Instagram al 18%), quasi un terzo degli utenti di Pinterest (27%), un quarto degli utenti di Twitter (24%), Discord (24%) e Snapchat (24%), più di un quinto degli utenti di BeReal (22%), il 18% degli utenti di TikTok e il 16% degli utenti di Line, sono su queste piattaforme con una frequenza nettamente minore rispetto all’anno precedente.
“I social media promettevano connessione, espressione e comunità -commenta Jack Constantine, chief digital officer di Lush-. Oggi, però, molti consumatori hanno perso fiducia nei confronti delle piattaforme social e alcuni le percepiscono addirittura come spazi ostili…in base alla nostra ricerca, quasi la metà (49%) dei consumatori ritiene che le piattaforme di social media non facciano abbastanza per proteggere gli utenti da molestie, pericoli e manipolazioni.”
Ciò potrebbe dipendere dal fatto che, per oltre la metà dei clienti intervistati (57%), il dominio della tecnologia e della cultura online è nelle mani delle big tech, con il 55% che auspica che queste possano ridurre la portata del loro controllo online. Molti si dicono preoccupati per la sicurezza, e il 70% degli intervistati chiede una legislazione globale che protegga la sicurezza degli utenti durante la navigazione online. I consumatori della generazione Z, in particolare (54%), ritengono che alcune minoranze siano emarginate o ignorate negli spazi digitali.
L’etica dei social media
I consumatori si aspettano che i brand diano il loro contributo in materia. Il 62% ritiene che spetti a tutte le aziende garantire che gli spazi digitali siano etici.
Nonostante la maggior preoccupazione per l’impatto dell’attuale cultura digitale, traspare anche un certo tecno-ottimismo. Le piattaforme digitali offrono ancora numerosi vantaggi a cui i consumatori tengono molto. Tra questi la possibilità di connettersi con gli altri (33%) e di trovare persone che la pensano come loro (29%). La maggioranza (57%) afferma che la tecnologia sia di supporto nell’aumentare la produttività e il 39% sostiene che i social media aiutino a favorire l’espressione della propria identità.
Questa positività è ulteriormente alimentata da un panorama tecnologico in rapido sviluppo, con l’intelligenza artificiale (AI), il metaverso e il Web3, che promette un nuovo modo di fare le cose.
Il manifesto di Lush
Per garantire che l’innovazione tecnologica possa creare un progresso esponenziale in una direzione positiva, la ricerca di Lush con The Future Laboratory ha elaborato il manifesto The SOCIAL Framework. Si tratta di in insieme di 6 principi per guidare gli spazi digitali, le piattaforme e l’interazione. L’obiettivo è aprire la strada a un futuro tecno-ottimista:
– Sostenibile: prima di sviluppare qualsiasi piattaforma, servizio o prodotto digitale, occorre considerarne l’impatto ambientale. Indipendentemente dall’incidenza positiva che potrebbe avere uno spazio digitale, qualunque esperienza risulta indebolita se l’hardware o lo storage di dati hanno un impatto negativo.
– Open source: all’interno del panorama digitale la competizione deve essere sostituita dalla cooperazione. Un flusso trasparente di informazioni può contribuire a creare soluzioni e innovazioni con vantaggi per tutte le parti coinvolte.
– Comunità: nella maggior parte degli spazi digitali, ad oggi, i consumatori non hanno il controllo dei propri dati. La proprietà dei dati controllata dalla comunità e decentralizzata potrà creare nuovi scambi di valore.
– Iterazione: a differenza del mondo fisico, gli spazi digitali evolvono rapidamente e in modi non sempre facilmente comprensibili. Adottare approcci iterativi all’innovazione digitale è fondamentale per garantire flessibilità e miglioramento costante.
– Accessibile: una maggiore inclusività rappresenta un vantaggio per gli ambienti digitali e virtuali. Ciò perché garantisce che il lavoro, il merito e il valore di una persona siano giudicati sulla base di chi è questa persona. La spinta verso l’inclusività sta incoraggiando i brand a offrire una visione maggiormente diversificata dei mondi virtuali. Ma anche ad aiutare le persone con esigenze, aspirazioni e desideri diversi a muoversi senza ostacoli negli spazi digitali.
-Life-affirming e ottimistico: la natura esperienziale dell’interazione digitale dovrebbe essere incanalata in modo tale da offrire momenti divertenti, giocosi e positivi.
Questo può portare a un cambio di mentalità improntato all’ottimismo e assicurare che la cultura digitale sia uno strumento volto a migliorare il benessere.