Il modo in cui gli utenti fanno ricerche sul web sta cambiando, così come il loro modo di informarsi. Non soltanto Wikipedia, Youtube e i siti specializzati. Oggi, soprattutto i più giovani, si informano grazie ai reel di Instragram e ai video di Tik Tok. Per loro hanno lo stesso valore delle piattaforme e dei siti editoriali sui quali Google fa affidamento da sempre.
Oggi è tecnicamente possibile cercare Tik Tok e Instagram tramite Google, ma i risultati sono piuttosto primitivi e principalmente basati su hashtag e descrizioni dei video.
Per questo motivo, Google sta lavorando per mettere a punto accordi con ByteDance e Facebook per affinare le ricerche e presentare all’utente risultati video più pertinenti.
I termini dell’accordo ancora non sono stati definiti. E’ probabile che tutto dipenderà dalla cifra messa sul piatto dal gigante di Mountain View, proprio come accaduto con Twitter e per l’inclusione dei tweet nei risultati.
Quanto a Youtube, al momento il paradigma di ricerca di Google si basa su metadati, trascrizioni generate automaticamente e indicatori di capitolo. I crawler di ricerca non capiscono cosa avviene nel video.
Il colosso del web sta lavorando anche su questo. Quando ha presentato il nuovo sistema Multitask Unified Model (o MUM, come è noto) a maggio, Nayak ha lasciato intendere che le cose potrebbero essere in procinto di cambiare. “MUM è multimodale”, ha scritto in un post sul blog, “quindi comprende le informazioni attraverso testo e immagini e, in futuro, può espandersi a più modalità come video e audio”.
Ciò apre a nuove frontiere per le piattaforme e i servizi che si occupano della creazione di contenuti audiovisivi. Non solo Instagram e Tik Tok ma anche piattaforme meno note stanno cercando di capire come creare il video capace di sedurre con più efficacia gli algoritmi di Google. Aggiudicandosi così la “vetrina” della ricerca, ampliando così in maniera vertiginosa il proprio pubblico potenziale, che non sarebbe più ristretto alla navigazione interna ai social.